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Sono tre settimane che faccio ricerca e pubblico sul coronavirus. Non sono un medico (disclaimer), ma sono stato citato in giornali d’oltremare e da un epidemiologo ad Harvard. Ho provato a parlarne anche in Italia, ma all’epoca il coronavirus sembrava distante e si preferiva non parlarne.

Poi è arrivato in Italia, come era inevitabile. E ha iniziato a mietere vittime, come era inevitabile.

Con questo articolo, provo a rispondere ad alcune domande, su cosa possiamo aspettarci nei prossimi giorni e su come possiamo prepararci.

Prima, lasciatemi rispondere a una domanda comune: perché preoccuparsi del coronavirus se finora sono morte più persone di influenza?

Numerosi studi medici hanno concluso che il coronavirus è più contagioso e più mortale dell’influenza. In parole povere: se vieni a contatto con uno infetto, ci sono più probabilità che te lo attacca e ci sono più probabilità che ci rimani secco.

L’unico motivo per cui il numero di morti è ancora basso è perché ci va tempo per il contagio: una persona infetta ci mette 3-20 giorni per diventare contagiosa e un altro 1-4 settimane per morire, secondo le stime più recenti. Il virus è arrivato in Europa da meno di un mese. È ovvio che ci siano ancora pochi morti.

Però i numeri crescono, e lo fanno in fretta. Conoscete tutti la storia di quell’indiano che giocava a scacchi e si fece promettere un grano di riso sulla prima casella della scacchiera, due grani sulla seconda casella, quattro sulla terza e così via? Ecco, già alla ventitreesima casella ci sono già più grani di riso che persone sulla terra.

Quali sono i rischi del coronavirus

La mortalità. È ancora sconosciuta. Si parla del 2%, ma è difficile avere un dato definitivo, per tre motivi. Uno: le persone anziane sono a più rischio. Questo può essere un problema per un paese anziano come il nostro. Due: l’inquinamento e il fumo sono fattori di rischio. Anche questo può essere un problema per un paese inquinato come il nostro. Tre: può volerci anche un mese a morire del virus. Un mese fa i contagi erano pochi. La mortalità non va calcolata come morti ad oggi diviso contagi ad oggi, ma come morti ad oggi diviso contagi un mese fa. Nel secondo caso, il denominatore è più piccolo, quindi la mortalità sale.

Da un lato la mortalità potrebbe scendere, con la medicina che impara i metodi migliori per trattare i malati. Dall’altro potrebbe salire, nello sfortunato caso in cui la situazione scappasse di mano e gli ospedali fossero sovraccaricati da pazienti fino al punto di non riuscire a dare loro l’attenzione che riceverebbero in tempi più tranquilli.

I contagi. Ad oggi il mondo sembra fiducioso in quanto i numeri di nuovi contagi in Cina stanno diminuendo giorno dopo giorno, ma ci sono ragioni per dubitare dei loro numeri. Per esempio, hanno mentito in passato, e i casi giornalieri seguono una curva esponenziale troppo perfettamente senza la volatilità che ci si aspetterebbe da un processo caotico come un’epidemia. È probabile che il virus sia più contagioso di quello che sembra. Basta vedere i casi in provincia di Lodi: pare che un uomo singolo sia responsabile per il contagio di più di una dozzina di persone.

Tre settimane fa aiutai a pubblicare la traduzione di un bel documento di Nassim Taleb, Yaneer Bar-Yam e Joe Norman sui rischi del virus e sulle possibilità di contagio (eccolo qui).

Cosa aspettarsi

Guardare ai numeri dei casi confermati serve a poco. Basta guardare il grafico qui sotto relativo ai casi in Corea del Sud. I numeri fino al 17 febbraio non predicono in alcun modo il picco registrato nei giorni successivi.

From @TeslaCharts

Una simile esplosione di casi è una possibilità anche in Italia, purtroppo, a meno che non prendiamo qualche precauzione prima che sia troppo tardi.

Occorre limitare il più possibile gli spostamenti non necessari di persone e i luoghi di congregazione pubblica. Per esempio, a Singapore l’arcidiocesi locale ha vietato le messe. Dice Ricciardi dell’OMS: “evitare per due settimane, i luoghi affollati: metro, bus, treni, scuole, discoteche, caserme e palestre. La scienza deve dire sempre la verità”.

È chiaro che misure restrittive hanno un costo finanziario e sociale.
Ma è anche chiaro, come è emerso in Cina e come sta emergendo in Corea del Sud e in Iran, che più aspettiamo, più restrittive saranno le misure che dovremo prendere se i contagi aumentassero ai livelli dei paesi più colpiti.

La maggior parte degli italiani è ancora in una postura reattiva. “Non occorre indossare le cinture di sicurezza, se esco fuori strada farò in tempo a mettermele”.

Il virus colpisce più rapidamente di quanto ci aspettiamo. Il salto di ieri da 3 casi in Italia a più di 20 lo dimostra. Ieri, eravamo un paese libero. Oggi, undici città sono in quarantena, con scuole, bar e ristoranti chiusi e i cittadini ordinati di stare in casa.

Vogliamo fare la fina della Cina, che ha aspettato troppo a reagire e oggi si ritrova con migliaia di cadaveri e centinaia di milioni di persone chiusi in casa nella più grande quarantena della storia dell’umanità?

Come prepararsi

Ripeto: non sono un medico. Per consigli medici, chiedete al vostro dottore o ascoltate la vostra ASL. Però al momento mi trovo a Singapore, che ha decine di casi da settimane, e ho visto con i miei occhi cosa succede.

Per prima cosa, consiglierei a tutti di comprare delle mascherine. Non da indossare oggi, ma per averle in casa se la situazione peggiorasse. Quelle usa-e-getta da chirurgo non proteggono da gente che vi tossisce in faccia, ma aiutano a non infettare altri nel caso vi capitasse di rimanerne infetti. Le maschere che proteggono dal virus sono le PP2 e le PP3 (almeno secondo alcuni esperti, non tutti concordano). Se il vostro supermercato non ne ha più, ne potete trovare al Brico o da LeRoy Merlin. Vi potrebbero salvare la vita in caso doveste recarvi in ospedale in caso di contagio esteso in Italia.

Secondo, consiglierei a tutti di avere 14 giorni di scorte alimentari in casa. Può sembrare un’esagerazione, ma scrivo ora da Singapore, e da un giorno all’altro sono finite le scorte di riso e carta igienica. C’ho messo tre giorni per comprare carta igienica, in uno dei paesi più avanzati al mondo. Inoltre, guardate cos’è successo in provincia di Lodi. Da un giorno all’altro in quarantena.

Terzo, uscite di casa il meno possibile. Magari ora non è ancora necessario, ma lo scrivo in caso la situazione peggiorasse. Evitate i luoghi affollati. Non toccatevi la bocca o gli occhi con le mani sporche. Non girate con le scarpe in casa. E per carità, non andate in crociera. Sembra ovvio, ma ho un amico testardo che sale su una oggi.

Quarto, se il vostro lavoro può essere svolto da casa (per esempio, se siete un programmatore), chiedete alla vostra azienda di lavorare da casa. Può sembrare eccessivo, e poche aziende sono aperte all’idea (per ora), ma a Singapore ci sono aziende che hanno dovuto chiudere gli uffici perché uno dei loro dipendenti è stato contagiato. Più gente lavora da casa, meno aziende dovranno chiudere.

Quinto: ovviamente questa non è una lista esaustiva. Assicuratevi di leggere le comunicazione del ministero della salute, dell’ASL e non esitate a telefonare al vostro dottore se avete domande.

Sesto: qui c’è un’ottima guida su come reagire nel nostro piccolo, purtroppo in inglese (link).

Non conviene aspettare di vedere i prossimi sviluppi?

No. Persone senza sintomi possono essere contagiose. Siccome una persona può rimanere senza sintomi per settimane, significa che il numero di casi che sono stati confermati ad oggi rappresentano la situazione di giorni fa.

Il fatto che il contagio può avvenire senza la presenza di sintomi significa che il virus sarà sempre un passo davanti a noi.

Occorre che agiamo con due passi di anticipo.

Luca, ma non ti sembra di stare panicando?

Che sia chiaro, magari non succede nulla di grave e i casi in Italia rimarranno pochi. Ma se succederà, sarà solamente perché il governo avrà agito presto e con decisione, più di quanto stia facendo adesso, e gli italiani avranno fatto la loro parte.

Ricordiamoci: il caso peggiore è la Cina. Non vogliamo fare la fina della Cina.

La virologa Ilaria Capua ha scritto oggi: “non si capisce per quale motivo pensassimo che l’Italia potesse immaginare di essere risparmiata. Perché i virus non aspettano. E l’efficacia delle misure di quarantena è legato all’immediatezza della risposta. […] Dobbiamo fare il più grosso sforzo di responsabilità collettiva della nostra Storia.”

La domanda che ci dobbiamo porre è: cosa stiamo facendo in più della Cina, per non fare la sua fine?

Cosa puoi fare adesso

Come ha detto il professor Burioni, “ognuno di noi può, con i propri comportamenti responsabili, far da barriera alla diffusione del virus. Facciamolo e basta, senza esitazioni.”

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